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Giuseppe “Pino” Mele detto il Salentino

Nasce il 29 ottobre 1954 a Cursi in provincia di Lecce dove vive la sua infanzia fino all’età di 14 anni. Dal 1969 al 1974 è a Madonna di Campiglio, poi si sposa con Ippazia Fiorita anche lei pugliese, di Copertino, con la quale ha tre figli, Barbara, Salvatore e Marco.

Dopo i primi 5 anni trascorsi a Busto Arsizio, sono a Cursi dove aprono un ristorante che li vede impegnati per 7 anni ed infine, dal 1986, si trasferiscono a Tione di Trento dove tuttora risiedono.

Oggi Pino Mele è impiegato presso la Novurania ma continuando la passione sincera per la pittura espressa sin da ragazzo, partecipa a collettive organizzate sul territorio ed espone in mostre personali: nel 1989 è ospite della Pro Loco di Vigo Rendena; nel 1992 è nelle sale comunali di Tione e nel 1993 a Spiazzo. Una bella mostra tionese lo vede assieme al pittore/architetto Gianpaolo Antolini, ma nel 1998 una sua emozionante partecipazione sarà per il ritorno a Cursi in occasione della Festa della Madonna dell’Abbondanza.

Nel 2014 una sua personale composta di opere ultime e del passato più recente è presentata dal critico d’arte Alessandro Togni e ospitata presso le sale expo del Centro Studi Judicaria di Tione.

Sempre a Tione è invitato alla XV edizione di Ecofiera di Montagna con una serie intitolata “dal Salento al Trentino” ed inoltre partecipa in occasione della festa rionale “’na Brevenada” alla collettiva che inaugura l’attività della Home Gallery Brevine di Udalrico Gottardi.  E’ ospite con una importante antologica anche a Strembo, partecipa alle prime tre edizioni del Premio Giulio Riccadonna di Rango e nel 2016 le sue opere sono esposte alla prima di “Viale Dante, Viale d’Arte”, “en plein air” nel capoluogo giudicariese, con organizzazione della Pro Loco di Tione.

La sua pittura si esplica principalmente perseguendo canoni estetici di formazione classica, in una sorta di riedizione figurativa che contempla diverse tipologie tecniche, fra le quali anche il modo espressivo prossimo allo stile dei Macchiaioli italiani.

Una rappresentazione naturalistica intesa come ispirazione e trasporto nostalgico, la traduzione in bidimensione dei luoghi cari all’artista dove sembra possano persistere i sentimenti più affettuosi, la volontà di fissare in maniera morbida le immagini e i momenti, gli sguardi e le sensazioni … I ricordi della bellezza della natura e la sua folgorante essenza materiale e spirituale.

Le forme di Pino Mele a volte sembrano stagliarsi dentro lo spazio pittorico mantenendo una potenza strutturale importante, in altri casi manifestando una loro evaporazione fino al limite dell’inconsistenza e del sogno, presentandosi con la pelle fatta di segnature multiple che i colpi del pennello restituiscono plasticamente o di screziature materiche e ruvide distribuite con saettanti incidenze di spatola.

Paesaggi evocativi che riportano e traducono le essenze delle stagioni: inverni silenziosi dove tutto appare nell’immobilità; primavere leggere dove la sostanza delle cose si rivela attraverso dissolvenze cromatiche; estati assolate dove la luce del mezzogiorno si fa limpida e accecante; autunni in abbandono al quale affidiamo tutte le riflessioni.

Ed infine il colore, interpretato come elemento e medium di complessità psicologiche, al quale viene consegnato tutto il carico di meraviglia per una rappresentazione ormai al limite della commozione.

Pino Mele, attraverso la sua intenzione d’arte non solo ci restituisce una pittura che dispone per un abbraccio fra le Alpi e il Mediterraneo ma, anche, vuole renderci partecipi della meraviglia dei luoghi che appartengono alla sua anima generosa.

Tione di Trento, giugno 2017            Alessandro Togni