Siete invitati alla mostra d’arte di Clelia Caliari, “Passaggi”, organizzata in contemporanea alla Biblioteca di Valle delle Giudicarie Esteriori (Comano Terme) e al Centro Studi Judicaria (Tione di Trento).

Le inaugurazioni saranno perviste sabato 9 dicembre alle ore 11:00 alla Biblioteca di Comano Terme e alle 17:00 al Centro Studi Judicaria a Tione.

Le due mostre resteranno aperte al pubblico dal 9 dicembre al 5 gennaio, dalle 16:00 alle 18:30. Le domeniche gli orari saranno dalle 10:30 alle 12:30 e dalle 16:00 alle 18:30.

Chiuso il 25 dicembre  (Natale), 26 dicembre (S. Stefano) e 1 gennaio.

Non mancate!

 

Comunicato Stampa

CLELIA CALIARI IN CONTEMPORANEA AL CENTRO STUDI JUDICARIA – TIONE E ALLA BIBLIOTECA DI VALLE DELLE GIUDICARIE ESTERIORI – COMANO TERME DAL 9 DICEMBRE 2023 AL 5 GENNAIO 2024

Biografia. Clelia Caliari nasce a Trento nel 1970 e vive a Cavrasto di Bleggio Superiore (Trento). Ha una formazione di tipo educativo – psicologico: consegue la maturità magistrale e successivamente alla frequenza del corso triennale ottiene il diploma di Educatore Professionale, inoltre consegue il diploma di Counsellor presso IACP e l’abilitazione all’iscrizione al registro nazionale CNCP. Ha lavorato come educatrice in comunità psichiatrica e in centri educativi per minori; da oltre 20 anni lavora come insegnante di scuola primaria. Da sempre è interessata all’arte anche come mezzo espressivo e educativo. Una passione che la conduce negli anni ad intraprendere una ricerca personale, partendo dagli stimoli che incontra, nella sperimentazione di soluzioni compositive con vari materiali e tecniche, prediligendo la rielaborazione di procedure artistiche del passato della tradizione locale e globale, spesso vicine all’universo femminile. Ha partecipato a molte mostre personali e collettive in varie località: Milano, Venezia, Parigi, Siviglia, Como, Parma, Matera, Chieri, Treviso, Alicante, Salerno, Anzio, Riva del Garda, ottenendo diverse segnalazioni e premi. Fa parte dell’associazione Amici dell’Arte di Riva del Garda con la quale espone con frequenza trimestrale in mostre collettive sul territorio provinciale. Nell’ambito giudicariese ha sempre partecipato alle mostre dell’associazione AGE, alle varie edizioni di ESTERIORARTE promosse dalla Biblioteca di Ponte Arche, all’iniziativa NEGOZIART con una mostra personale presso la sala Bosetti e alla mostra bipersonale “Intrecci” con l’artista Margaret Nella presso la Biblioteca di Comano Terme, alla tripersonale “Orizzonti femminili” con Margaret Nella e Jarka Prasek in collaborazione con Ecomuseo della Judicaria presso il Convento di Campo Lomaso. Al Museo Villa Bernasconi di Cernobbio è in esposizione permanente l’opera “Bozzolo”.

 

Testo critico di Elisabetta Doniselli. Il caso di Clelia Caliari è quello di una artista che si occupa di fiber art: si tratta, della manipolazione, della lavorazione con le mani di materiali animali (lana, seta, compresi i bozzoli) e vegetali (cotone, lino, canapa, etc.) per riproporli in una dimensione creativa originale, una nuova vita. Una creatività squisitamente femminile, che esalta la più fine manualità, la pazienza e la sensibilità: probabilmente è da ricercare nel vissuto di Clelia, la frequentazione dell’uso dell’ago, del cucire, del lavorare/manipolare varie forme tessili all’interno della sfera domestica, osservato nel lavoro delle madri o di donne comunque operose, occupazione particolarmente diffusa per necessità nel corso del ‘900 e che sopravvive tuttora. Anche l’odore della lana, l’odore delle fibre tessili, la forza evocativa dell’odorato, che sveglia tempi e fatti del passato, di complicità tra donne nello scambio di esperienze.  Di certo affascinata dal materiale, in parte controllabile nel corso della lavorazione, in parte autonomo nell’assumere forme ed assetti, mentre si va a ricostruire una forma. La sua è una ricerca basata su varie fibre tessili, attraverso una serie di azioni manuali, attraverso un impulso intimo, a volte innescato dai colori, a volte dalle forme naturali, in un laboratorio silenzioso ed appartato, in modo che la creazione del manufatto ne restituisca forza. Il visitatore viene invitato a utilizzare un “ingrandimento mentale” per avvicinarsi alle trame della materia prima: mohair, lino, seta, tutte fibre tessili non filate, vengono sottoposte a delicati e pazienti passaggi tesi a smaterializzare la fibra, renderla trama leggera e trasparente, particolarmente adatta a raccontare palpiti, intuizioni, giochi di luce, di colore. Nel corso della manipolazione la lunghezza della fibra del mohair conserva la lunghezza iniziale: le singole fibre unite possono venir ritorte, ottenendo motivi e calibri diversi. Spesso vengono colorate con la cianotipia (soluzione fotosensibile che fa reagire il manufatto una volta che, imbevuto e poi risciacquato, viene esposto al sole) in modo da produrre tracce simili a vene pulsanti. In alcune opere i piccoli grumi sono fili di seta appallottolati, di un azzurro più o meno intenso in modo da creare effetti grafici, contrasti, profondità. L’artista è particolarmente affascinata dal materiale, la cui colorazione in parte controllabile nel corso della lavorazione, in parte autonoma nell’assumere forme ed assetti, mentre si va a ricostruirne la forma: forme sempre fluide, che s’increspano o si annodano, che in ogni caso sembrano narrare il respiro della natura, i suoi suoni. É questo un linguaggio elegante e sofisticato, che appartiene all’ambito della tessitura, antica arte di costruire un tessuto, da sempre patrimonio della sfera femminile e di conseguenza oggetto di continue invenzioni.